Secondo Tacito, che con il suo De origine et situ germanorum ci consegna una fonte storica decisiva per conoscere questa cultura, il termine germani, indicava originariamente una tribù gallica dell’attuale Belgio, poi sottomessa dai tungri che ne occuparono il territorio per essere quindi poi denotati col medesimo nome. Il termine finì per accumunare tutti i popoli di quella medesima stirpe.
Di origine indoeuropea derivano della Cultura del vaso campaniforme e dalla Cultura dell’ascia da combattimento. I primi insediamenti in Europa dei popoli germanici, in quella che è considerata la loro Urheimat, la ‘patria originaria’, si hanno nel III millennio a.C. tra la Scandinavia meridionale, lo Jutland, e la Germania settentrionale. Nei territori di insediamento, trovano già quelle civiltà agricole dei megaliti che caratterizzano il Neolitico nordico e con le quali essi si fondono. Da lì, nei primi secoli del I millennio a.C., si espansero nell’Europa centro-settentrionale fino al Danubio, al Reno e alla Vistola.
Pur praticando forme primitive di agricoltura i germani rimasero un popoli di pastori pur avendo abbandonato la pastorizia nomade propria degli originari popoli indoeuropei. Ciò fu conseguenza delle abbondanti piogge che contraddistinguevano l’area da loro occupata con una conseguente florida vegetazione che non li legava più ai cambiamenti stagionali rendendo quindi inutile lo spostamento per la ricerca di nuovi pascoli. L’importanza della pastorizia si comprende anche dal fatto che il benessere stesso era misurato in base al possesso dei capi di bestiame. Il bestiame era anche il mezzo di scambio e di valutazione.
Ciononostante, scrive Edward Arthur Thompson,“se scoprivano un tratto di terra più fertile di quello che possedevano, che fosse anche disabitato o mal difeso, al di là dei loro confini, era possibile che un’intera popolazione emigrasse verso quella terra e vi costruisse i propri focolai primitivi” (Una cultura barbarica. I germani, Laterza, Roma-Bari, 1976: 7).
I germani non avevano proprietà privata della terra, ma, ogni anno, i capi decidevano gli appezzamenti da coltivare e li assegnavano per l’aratura in base ai vari clan. D’altronde “possiamo pensare che il bestiame fosse di proprietà privata, poiché è difficile credere che il bestiame acquisito come bottino, fosse sempre posseduto collettivamente dai razziatori” (11).
La monarchia originaria era fondata sulla discendenza etnica e il re del popolo era erede di coloro che lo avevano guidato da tempo immemore. Non conoscevano, però, un’autorità centrale in grado di raccogliere tutti i clan sotto la sua volontà. Quella germanica era una società fortemente individualistica che presentava una struttura fortemente frammentata composta da singoli clan separati in villaggi autonomi.
Una élite guidava il popolo, ma il potere era essenzialmente centrato sulla famiglia e sul comando su di essa. Il giuramento e il vincolo di fiducia tra il signore e i suoi uomini costituivano legami fondamentali nella società germanica in modo tale da strutturare un preciso ordine gerarchico nel quale ognuno ha una propria posizione e nella quale un criterio decisivo era costituito dalla stirpe di appartenenza che si faceva risalire fino ai padri fondatori divini. La discendenza familiare e l’anzianità erano, perciò, motivo di prestigio e di potere riconosciuto nella scala sociale.
Si suppone che, oltre all’assemblea di tutti i guerrieri, vi fosse anche un assemblea tribale dei singoli pagus. In caso di minaccia si riuniva un’assemblea di tutti i capi per decisioni di natura militare e per approntare piani strategici. In caso di guerra le tribù si confederavano fino a costituire un comando centrale. Le guerre e le razzie erano occasioni per catturare bestiame e schiavi. La schiavitù domestica si limitava alle donne, mentre per lo più uccidevano i prigionieri di sesso maschile.
La loro mitologia si concentra sullo scontro originario tra Asi e Vanir, con successiva conciliazione dei due gruppi di divinità. I Vanir, più antichi e stanziali, dispensatori di fertilità, mostravano strutture matriarcali in particolare nella coppia Freyr-Freya, probabilmente controfigure delle divinità adorate dai popoli dei megaliti.
Gli Asi, più giovani e guerrieri, con a capo il dio supremo Wotan, avevano caratteristiche patriarcali. Wotan è il padre celeste, originario della stirpe dei guerrieri. Un’origine antica come testimoniano le parole che contraddistinguono gli strumenti della guerra. L’antico alto tedesco sahs (‘coltello’), connesso alla stessa radice del latino saxum, ossia ‘pietra’, indicava probabilmente il coltello in selce.